Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/267

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maraviglia i miei progetti. Dieci volte per giorno io dimandava della carta col pretesto di volere scrivere la mia confessione: non mi veniva ricusata; ma la frequenza delle mie inchieste eccitò de’ sospetti; erano però ben lontani dall’indovinare l’uso che io ne faceva. Alcuni dicevano: Egli scrive la storia della sua famiglia; vuol confidarla al suo confessore co’ segreti del suo proprio cuore. Altri dicevano altre cose, che non meritano che siano qui da me riferite; nessuno però colpiva nel segno.

Frattanto il superiore mi andava espiando in silenzio egli era inquieto, e ne aveva ben ragione. Consultò alcuni de’ religiosi più anziani, ed il risultato della loro conferenza fu una vigilanza a tutta prova dalla parte loro, alla quale io malauguratamente somministrava troppi motivi per le assurde e replicate dimande che io faceva per avere della carta. Convengo però che a questo riguardo la mia imprudenza fu estrema; era impossibile, che la coscienza la più meticolosa, potesse trovare tante mancan-