Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/138

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mevano ad un tempo vivacità, timidezza, confidenza. Ella abbandonò quindi precipitosamente la spiaggia del mare, corse al suo antro favorito, ed incontanente ritornò circondata dalla sua scorta de’ pavoni, i quali avevano dispiegate le magnifiche loro ali, quasi che l’istinto avesse fatto loro conoscere il pericolo, cui andava incontro la loro protettrice, la quale battendo palma a palma in segno di allegrezza pareva che dal canto suo invitasse lo straniero ad entrare a parte del contento che ella provava nel contemplare il nuovo fiore che era noto framezzo alle arene della spiaggia. Lo straniero arrivato vicino a lei le indirizzò la parola. Immalia con suo grande stupore riconobbe il linguaggio, di cui le deboli impressioni della infanzia avevano lasciata qualche traccia nella memoria di lei, linguaggio che ella indarno erasi studiata di far prendere ai suoi pavoni, ai suoi pappagalli, alle sue lossie. Cotesti suoni però le erano divenuti tanto stranieri, che rimase estati-