Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/146

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quello in cui abitate voi, e nel quale non vedete che fiori inanimati ed augelli privi di ragione. Vengo da un mondo, in cui tutti gli abitanti pensano e parlano al pari di me.

Immalia guardò per alcuni istanti un silenzio misto di stupore e di gioia; alla fine esclamò: Oh! come deggiono essi amarsi, perchè io amo eccessivamente i miei augelli, i miei fiori ed i miei alberi che mi accolgono sotto la loro ombra, ed i miei ruscelli, che cantano in vece mia. Lo straniero sorrise ed aggiunse: in tutto il mondo, donde io sono venuto, non vi ha forse un’altra creatura che vi possa stare a confronto per la innocenza e la bellezza. Desso è un mondo di sofferenze, di delitti e di angustie. A tali parole Immalia guardò fissamente lo straniero. Ella non comprendeva nulla di quanto le diceva e non fu che a grande stento, che egli pervenne a darle una molto debole idea di ciò che intendesse con queste spaventevoli parole.

Oh! esclamò ella alla fine; se io vivessi in cotesto mondo vorrei ren-