Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/253

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nitrice armate de’ loro occhiali e di rosarii i cui grani sono tanto grossi, quanto.... Zitto, zitto! Non proferite tanto empie parole; io deggio rispettare questi sacri oggetti... Ma siete voi veramente? Siete voi, che ho veduto ieri sera, o era forse una di quelle visioni, che spesso mi rappresentano i miei sogni, quando io immagino di essere tuttora all’isola fortunata, ove per la prima volta.... Oh! perchè vi ho io conosciuto?... — Amabile, cristiana, avvezzatevi al vostro terribile destino. Sono io, che vedeste ieri sera. Due volte ho visitato il luogo, dove voi brillate come la più bella di tutta Madrid. Sono io che vedeste; io fissai il vostro occhio, trapassai il vostro seno leggiero, come avrebbe potuto far un baleno; voi cadeste scolorata; e senza conoscimento sotto l’ardente mio sguardo. Sì, sono io, che vedeste, io che già turbai la vostra angelica esistenza in quel paradiso insolare, io che vi perseguito anche in seno alla esistenza fattizia, che avete abbraccia-

— Che io ho abbracciata!... Oh!