Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/330

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all’intorno, non vide persona; esaminò il letto: tutto indicava che nessuno vi avesse dormito in quella notte. In seguito la finestra ancora attirò l’attenzione di lui; essa corrispondeva sul giardino ed era aperta. Spaventato da quanto aveva veduto il buon padre non potè reprimersi dal mandare un grido che arrivò fino all’orecchio di donna Chiara: tremante ella voleva andare a raggiungerlo nell’appartamento della figlia, ma non ne ebbe la forza e cadde svenuta nel vestibolo. L’ecclesiastico chiamò soccorso e fu ricondotta nella di lei camera. Collocata di nuovo nella sua poltrona l’infelice madre non potè versare una lagrima; dessa conservava tutti i suoi sentimenti, ma non potendo parlare accennava con la mano e per mezzo di un movimento convulsivo, la camera di sua figlia, come se avesse desiderato di esservi trasportata. È troppo tardi! disse l’ecclesiastico servendosi, senza pensarvi, delle parole della lettera di don Francesco.