Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/356

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corgeva benissimo, che qualunque sforzo avesse fatto sarebbe riuscito inutile. Rimasta sola girò tremando lo sguardo intorno a sè: un raggio di luna fendendo le nubi le permise di distinguere gli oggetti, che la circondavano. Vi era una finestra, ma i vetri colorati erano quasi tutti ridotti in pezzi, l’edera e il musco ricoprivano que’ pochi che erano rimasti; queste piante crescevano intorno alle svelte colonne. Al disopra si vedevano gli avanzi di un altare e di una croce, ma di un lavoro sì grossolano, che sembravano essere stati fatti nell’infanzia dell’arte. Vedevasi altresì una pila per l’acqua benedetta, ma era vuota. Una o due volte ella rivolse lo sguardo verso la finestra per cui introducevasi il raggio della luna: e le si riaffacciò alla mente la sua primiera esistenza. Ad un tratto una figura passò lentamente, ma distintamente fra le colonne, e le fece vedere i lineamenti del vecchio domestico, di cui antecedentemente si è fatta parola e che ella riconobbe perfettamente. Le sembrò da principio