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ed immobile ad ascoltare quello che mi diceva lo sconosciuto, cui le mura della inquisizione sembrava che fossero in nulla differenti da quelle di qualunque altro aperto appartamento. Egli mi si era assiso al fianco, e con tanta tranquillità, quanto se fosse adagiato sulla più voluttuosa poltrona. I miei sentimenti, il mio spirito erano talmente agitati, che sento della difficoltà a rammemorarmi il suo discorso. Eccone un breve estratto.
Voi siete prigioniere dell’inquisizione. Il Sant-Uffizio fu stabilito senza dubbio con mire molto sapienti e che noi creature deboli e peccatrici non siamo in grado di comprendere. Ma, da quanto io ne posso giudicare, i suoi detenuti sono non solamente insensibili ai benefizii, che eglino possono ritrarre dalla vigilanza del medesimo, ma li ricevono ancora con ingratitudine. A voi, per esempio, che siete accusato di magia, di fratricidio, e di non so quanti altri delitti, la vostra salutare detenzione in questo luogo impedisce di fare degli