Pagina:Mazzini - La santa alleanza dei popoli, S.l., s.n., 1849.djvu/9

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stanno, stretti a quello, disgiunti dal grande esercito della democrazia. Pretesto, o sentita cagione in altri, è una esagerata temenza, che la libera inspirazione dell’individuo sfumi e si cancelli nel pensiero ordinato della vasta associazione, che noi invochiamo.

A questi ultimi giova ricordare due cose. La prima è, che, se le associazioni potevano un tempo farsi sinonimo di tirannide esercitata sull’individuo, quando erane arcano l’intento, i mezzi ed i capi, e gl’iniziati giuravano fra misteri e terrori, non ad un patto, ma ad uomini; nol possono in oggi, dacchè, rotto ogni velo di scienza secreta, publico il fine, publica la dottrina, publici i condottieri, è aperto ad ognuno il sindacato delle inspirazioni gerarchiche, libero ad ognuno il ritirarsi, quand’esse più non convengano coi dettati della conscienza. La seconda è, che essi, serbandosi isolati, non sono, nè si mantengono liberi, ma antepongono alla limitatissima soggezione, che deriva da una regola, da una direzione liberamente accettata, la servitù forzatamente imposta e subita, straniera o domestica: che intanto i loro fratelli sono dati al carnefice, le loro donne flagellate, i loro figli corrotti da una educazione tirannica, superstiziosa, ineguale; che accarezzare, davanti a condizione siffatta di cose, tendenze a separarsi, in nome d’una pretesa indipendenza dell’individuo, dalle battaglie della patria, e da quei che la combattono uniti, è un sacrificare la possibilità d’operare il bene a una vanità individuale, un condannarsi deliberatamente all’impotenza dell’egoismo. Mentre i filosofi indipendenti facevano libri, in oggi perduti, i primi cristiani, assoggettandosi, affratellandosi religiosamente nella gerarchia, rifacevano il mondo.

Ed errano i primi per ebrezza di previsione, o strettezza di mente. Repubblicani, e forti di credenze radicatissime dagli studii e dall’esperienza intorno al futuro della patria e della umanità, noi non veniamo per distruggere solamente, ma per fondare, e crediamo che nessuno abbia diritto di dire a un popolo: sorgi! senza dirgli in nome di chi, e perchè. Ma crediamo a un tempo che, dichiarata la legge, in virtù della quale noi abbiamo diritto e dovere di muovere, dichiarato il problema che si tratta di sciogliere, accennate largamente le vie da seguirsi per raggiungere facilmente l’intento, spetti al popolo, al senno collettivo, alla potenza d’intuizione, che le grandi insurrezioni sviluppano nelle