Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/251

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Io 80 che il 30 maggio 1800. Cavour dichiurava, in un dispaccio al Governo inglese, ch’ei non cede rebbe un palmo di terra itiiliana, e so clie due volte, nel giugno 1860, e nell’aprile di quest’anno, ei confermava quella dichiarazione davanti itila Camera. Ma vedo che nei discorsi albi Camera egli, evitando, diresti a studio, l’espressione il Governo del re, non vincola che se stesso e non dovrebbe che ritrarsi per breve tempo dal ministero, perché altri traducesse in fatto il patto stretto da lui. E so che nello stesso dispaccio del 30 maggio ei dichiarava, che il Governo del re si asterrebbe da ogni atto d’aggressione contro il Regno delle Due Sicilie, purché da quello non escisse violazione del non intervento. Poi, dopo le solenni atíermazioni date e sn)entite su N’izza. chi può far conto delle parole del conte Cavour?

L’accordo è fatto: manca l’opportunitá per eseguirlo. L’opposizione minacciosa dell’Inghilterra e la nostra, possono renderlo praticamente impossibile. Per questo, insisto: per questo, la buona stampa dovrebbe insistere, protestare e suscitare le proteste del popolo. Viaggiatori francesi corrono, sotto pietesto di studi mineralogici o di speculazioni industriali, l’isola, magnificando al popolo i vantaggi economici, che l’annessione alla Francia procaccerebbe: è necessario smentirli: è necessario ripetere, coll’esempio del Veneto e di tutte le terre soggette allo straniero, alle popolazioni della Sardegna, che ogni sviluppo materiale dell’Isola fatta francese, impinguerebbe, non l’Isola, ma la Francia, e che nessuna sorte è piú triste di quella d’una colonia, sottomessa a un vasto impero dispotico. Tutta la politica del conte Cavour tende a creare, mantenendoci deboli, la necessitá dell’aiuto francese all’impresa del