Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/255

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governativi, non ancora raccolta; ma le pagine sconnesse ne appaiono dovunque si guardi tra documenti e ricordi. Tn questa Italia che un nostro storico chiamava un corpo di martire^ la Sicilia e la Sardegna furono di certo le membra piú tormentate.

Nei risultati inevitabili di condizione siffatta di cose sta. ripeto, il pericolo. Ponete che a questo popolo infelice, povero, abbandonato, al quale la fedeltá non ha fruttato che ingratitudine, che non conosce l’Italia se non attraverso il Piemonte, del quale i fratelli di patria sembrano, tanto ne tacciono, ignorar l’esistenza, i tentatori propongano un voto, un voto senza discussione: volete voi tentare Vigneto? perché non risponderebbe: ogni co aa fuorché il presente? Spetta a noi. agli uomini di parte nostra, poich’ altri noi fa. d’impedire quel delitto di lesa-nazione. Spetta alla nostra stampa, alla stampa indipendente da chi in oggi governa, alle associazioni ))ubblicamente impiantate in piú parti d’Italia, ai Comitati di Provvedimento, alle Societá operaie, di ripetere ogni giorno alle popolazioni sarde: «non badate al presente: è cosa d’un giorno: non tradite la patria per esso. Aiutateci a conquistare Venezia e Roma: il di dopo, sparisce il Piemonte e comincia l’Italia: il di dopo, la questione di libertá, oggi 80S))esa per la stolta idea che le concessioni e il silenzio giovino alla conquista piú rapida dell’IJnitá. concentrerá in sé tutta la vita d’ Italia. E in quel giorno l’Italia fará ampia ammenda alla Sardegna delie colpe del Piemonte.» II. Vittorio Aníedeo accettò, a malincuore, e dopo ripetute proteste, nel 1730, da governi stranieri, al