Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/293

Da Wikisource.

snrrano al loro popolo: tu non puoi sperare cosa alcuna dall’Italia: transigi. Siamo ventidue milioni, e non potreinuio porre in linea domani che lòO.OOO uomini, la cifra della Svizzera che conta due milioni e mezzo d’abitanti. Siamo ventidue milioni, e chiediamo a Parigi se ci è permesso d’accettare quindici Inglesi nella Legione Ungarese di Napoli. Siamo ventidue milioni, e Venezia è condjinuata a schiavitú indefinita, e in Rouia un Comitato Lafariniano pre dica la pazienza, e l’esercito dei Volontari è disperso, e Garibaldi è a Caprera, e i Comitati di Provvedimento, da uno o due infuori, non fanno che raccogliere qualche misero sussidio per individui o pei danneggiati «Iella Pieve. L’inerzia ci uccide: l’ardore del sagritieio si spegne: l’Unitá è minacciata da un malcontento che può domani o doman 1* alno prorompere in moti locali o alimentar la trama dei nemici della nostra libertá. Una rivoluzione non ])uò arrestarsi a mezzo la via senza scapito della propria vitalitá: e noi scontiamo oggi l’errore commesso, arrestandoci sei mesi addietro.

La splendida iniziativa del popolo e di Garibaldi fu allora interrotta. Jíisogna affrettarsi a riconquistarla, o retrocedere. I^a riconquisti il Governo: Mi nel popolo; non reprima, diriga: armi: si circondi del consiglio dei buoni a qualunque frazione del grande Partito Nazionale appartengano: innalzi risolutamente la bandiera di Koma e Venezia: e la concordia sará. Dove no. perirá miseramente, lasciando dietro sé una ereditá d’anarchia e di risse civili. 10 giugno 1861.