Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/331

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scieuzii del vostro diritto, la fede iiel dovere nazionale e nell’Unitá della Patria. Il governo delle cose nostre è caduto per poco nelle mani d’uomini che non hanno mai creduto in quella Unitá, né patito per essa, di uomini che non aspirano mai se non a qualche miglioramento di Stati, e non sanno, né possono dirigere verso il fine comune uji popolo che ha creduto, patito, combattuto. Questi uomini non hanno mai creduto se non in un Piemonte ingrandito, e impongono quindi all’Italia risorta leggi, norme, tendenze piemontesi, non italiane; non hanno mai creduto nella forza che accompagna il Diritto d’un Popolo intero, a costituire il quale non pensavan pochi anni addietro, e cerca van quindi la forza nello straniero, al quale tributano adulazioni codarde e concessioni dannose; non hanno mai creduto nell’onnipotenza della Rivoluzione, e quindi la temono fautrice d’anarchia sterile, rifiutano voto ed armi al popolo, elemento d’ogni rivoluzione, e tentano trascinare una nazione, che sorge, sulle vie oblique e incerte delle nazioni (rhe muoiono. Ma l’azione funesta, addormentatrice di questi uomini cesserá coll’emancipazione di Venezia e di Roma. Da Venezia la nostra nazione, iniziando col disfacimento dell’impero austriaco, l’emancipazione delle nazioni smembrate, ripiglierá coscienza di sé e della propria. potenza. E da Roma, cessato ogni pretesto di paura e di transazioni ne’ tiepidi, l’Italia intenderá che le corre debito d’esser grande, libera, indipendente e adora trice de’ priucipii, e non serva d’alcuno fuorché di Dio, padre d’eguali, e del i>opolo intero nel quale soltanto vive la sorgente dell’autoritá. Soffrite ogni cosa pazienti, per amore all’Unitá della Patria: ma siate fermi, insistenti e arditi in volere senza lunghi