Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/384

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stra Patria sorgerebbe gigante, e raggiungerebbe coi passi del Nettuno Omerico, un ideale ignoto auclie oggi all’altre nazioni. Pensai che il popolo, la cui vita fu due volte vita del mondo, avrebbe raccolto nel suo sepolcro d’oltre a tre secoli la voce del suo passato, e che il giorno in cui spezzerebbe la pietra di quel sepolcro, moverebbe a una terza vita, grande di tutta la grandezza dell’altre due e della propria. Io vedeva un immenso vuoto in Europa: vuoto di credenze comuni, di fede e, quindi, d’ iniziativa, di culto del dovere, di solenni principii morali, di vaste idee, di potente azione a prò’ delle classi che piú producono, e nondimeno sono piú misere; e pensai che l’Italia, risuscitando a salvar l’Europa, avrebbe, sin dai primi palpiti della nuova vita, detto a se stessa e ad altri: Io riempirò quel vuoto. Pensai che Dio, la storia e le condizioni d’ Italia le additavano una do[)pia missione — proclamare all’Europa il sacro dogma dell’inviolabilitá del pensiero, della libertá di coscienza, sostituendo la fede nell’Umanitá, progressiva interprete della legge di Dio, a quella menzogna d’ autoritá dispotica, individuale, che ha nome papato — proclamare all’Europa intera il grande principio dell’inviolabilitá della vita dei popoli, delia nazionalitá, sostituendo la volontá progressiva di ciascuua famiglia europea all’arbitrio dei trattati e dei pretesi diritti di una o d’ altra famiglia regia. — Roma e Venezia erano e sono per me, non solamente due brani di terra italiana, ma due grandi idee, la cui conquista deve dare all’Italia il primato morale di un’epoca. Grli uomini pigmei che sorridono, come chi non intende, alle grandi idee; che fanno dell’Italia una colonia della Francia imperiale; che non osano prò-