Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/395

Da Wikisource.

sta la guerra — battesimo pel paese e per voi che non combatteste finora se non a fianco e sotto gli ordini dello straniero.

Qneste cose furono dette, ripetute, pubblicamente, ])i’ivatamente. a ogni muramento di Ministero, da Garibaldi, da me, da quanti amano di vero e vivo amore l’Italia.

Minacciava una sola di quelle proposte la monarchia’? Circondata dall’entusiasmo e dalla fiducia del popolo, padrona per iniziativa propria del solo campo sul quale noi possiamo esser potenti, la monarchia assicurava accettandole, la propi-ia vita per mezzo secolo. Il Governo sprezzò i leali consigli. Mantenne il popolo nella condizione d’elemento sospetto, esiliandolo, dopo i plebisciti, dall’arena politica: volle una Italia senza Patto Nazionale Italiano: mendicò per Roma l’elemosina di concessioni funeste e disonorevoli, dall’occupatore, ed ebbe rifiuto: non osò levare una voce di generosa protesta davanti all’Europa: negò Garibaldi alle unanimi domande del Mezzogiorno: versò sino all’ultima stilla il calice delle amarezze sui volontari e sugli esuli di Venezia: avversò le manifestazioni popolari per Roma: diede ostracismo nella pubblica" vita a quanri non giurano nell’inerzia e nella alleanza imperiale: dichiarò non doversi avere Roma senza il consenso di Luigi Napoleone: Venezia senza il permesso de’ Gabinetti d’Europa: negò Rivoluzione e Nazione: e — eoll’esempio dei quattordici eserciti levati in nn solo anno dalla Francia repubblicana, eoll’esempio dei 650.000 uomini levati in pochi mesi da venti milioni di repubblicani d’America — non seppe in quasi tre anni raccogliere se non 200. 0(K) soldati — ed oggi, audace soltanto contro i patrioti italiani, aizza l’esercito [