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d’Italia: — che fra quelle due opinioni estienic non era possibile soluzione alcuna della questione, dacché la Francia non permetterebbe mai l’ingresso del territorio occupato dalle sue truppe agli Italiani senza il consenso del Papa: — che d’altra parte nessuno aveva diritto di chiedere alla Francia la consegna di Roma al Ee d’Italia: e ch’essa avrebbe al piú potuto consegnare Roma ai Romani.» A quest’ultima osservazione l’Ambasciatore Inglese rispose senz’altro che se i Roinani fossero lasciati padioni di provvedere ai casi loro, il Governo Britannico sarebbe perfettamente soddisfatto (Dispaccio del 20 marzo).

Lord John Russell non si diede per vinto. E due giorni dopo riscriveva: «non ho mai sognato che il Papa accetterebbe e ricordo perfettamente che perfino l’accordo liberale del 1815 ebbe a incontrare protesta del Cardinale Consalvi per Ferrara e Comacchio. Ma non v’ è necessitá di chiedere il di lui consenso per Roma piú che non si fece per Bologna. Non sí tosto le truppe Austriache abbandonarono quella cittá, essa si sottrasse da per sé alla signoria del Papa: e lo stesso avverrebbe di Roma se i Francesi l’abbandonassero. Per ciò che riguarda il Governo del Re. se la mia proposta fosse definitiva, intendo che un Ministro Italiano non potrebbe accettarla: come transazione soltanto provvisoria credo che l’emancipazione di Roma, Velletri, Prosinone e della riva sinistra del Teveie sarebbe accolta. Napoli sarebbe soddisfatta del traslocamento del Governo in Roma, e l’accusa che il Ministero Torinese tenti piemontizzare l’Italia cadrebbe». Piú giú il dispaccio ricorda al Ministro Francese che da dodici mesi il Papa fa guerra al