Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/420

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fiiiuino despoti, ci giovaste coll’armi vostre, vi compeiisaiuino cou riconoscenza, danaro e terre. Oggi, le par ci sono mutate. Voi pretendete far retrocedere i nostri fati. Voi persistete a sottrarci la nostra Capitale, e sottraeudocela, ci condannate a una coudizione provvisoria di cose fatale a tutte Nazioni, e segnatamente a una Nazione che vive nel fermento del crescere: sottraendocela, prestate un’ arme a tutbi i Partiti ostili egualmente a noi e a voi. ci condannate a una anarchia inevitabile, ci collocate neir alternativa di cadere o di cercare altrove la forza per vivere. Sire, noi rappresentiamo 22 milioni d’ uomini che non possono né vogliono cadere: noi saremo costretti, ve ne avvertia-mo lealmente, a ricorrere ad essi. Noi inizieremo lotte gravi al nostro core e che riuscirebbero tremende a due Nazioni chiamate ad esser sorelle: ma non entreremo in contrasto col paese: non ci faremo suicidi perché a voi piace d’ostinarvi in un errore fatale; non tenteremo di reprimere colla violenza un popolo che vuole il suo diritto. Il Papa che le vostre « armi )>roteggono è in guerra con noi: Roma è base d’operazione alla guerra di masnadieri che si combatte contro i nostri soldati: se il nostro popolo risponderá con guerra alla guerra, le conseguenze non ricadranno sul nostro capo. Ma sappiate, Sire, che voi avventurate in numo della Rivoluzione le nostre e le vostre sorti.» Direbbe, per tutti i mezzi segreti che un Governo possiede, al paese: «Agitate, agitate. Rivelate su larga scala il bisogno che avete di Roma. Abbiamo « necessitá che il nostro linguaggio suoni appoggiato dal fremer vostro: necessitá di mostrare che noi. tenendo quel linguaggio, cediamo a una forza mag-