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16 dei doveri dell’uomo. [1841-1860]


E chi può, anche in una società costituita su basi piú giuste che non le attuali, convincere un uomo fondato unicamente sulla teoria dei diritti, ch’egli ha da mantenersi sulla via comune e occuparsi di dare sviluppo al pensiero sociale? Ponete ch’ei si ribelli; ponete ch’egli si senta forte e vi dica: rompo il patto sociale: le mie tendenze, le mie facoltà mi chiamano altrove: ho diritto sacro, inviolabile, di svilupparle, e mi pongo in guerra contro tutti: quale risposta potrete voi dargli stando alla sua dottrina? che diritto avete voi, perché siete maggiorità, d’imporgli ubbidienza a leggi che non s’accordano coi suoi desiderii, colle sue aspirazioni individuali? che diritto avete voi di punirlo quand’ei le viola? I diritti appartengono eguali ad ogni individuo: la convivenza sociale non può crearne uno solo. La Società ha piú forza, non piú diritti dell’individuo. Come dunque proverete voi all’individuo ch’ei deve confondere la sua volontà colla volontà de’ suoi fratelli nella Patria o nell’Umanità? Col carnefice, colle prigioni? Le Società fin ora esistenti hanno fatto cosí. Ma questa è guerra, e noi vogliam pace: è repressione tirannica, e noi vogliamo educazione.

Educazione, abbiamo detto; ed è la gran parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina. La questione vitale che s’agita nel nostro secolo è una questione d’Educazione. Si tratta non di stabilire un nuovo ordine di cose colla violenza: un ordine di cose stabilito colla violenza è sempre tirannico quand’anche è migliore del vecchio: si tratta di rovesciare colla forza la forza brutale che s’oppone in oggi a ogni tentativo di miglioramento, di proporre al consenso della nazione, messa in libertà d’esprimere