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MEDEA.
E tutto quel, che ’l Ponto
Scithico a dietro vede:
E di donde addolcisce
Il mar ne l’acque poi palustri; e quanto
Suol spaventar la schiera
De l’armate Danzelle,
Rinchiusa da le rive
Del Thermodonte, tutto
Soggiace al padre mio.
Dunque discesa d’alta
Prole, figlia di Re, felice fui.
Alhora addimandar le nozze mie
Quei, c’hor son dimandati:
Ecco l’empia fortuna
Volubile e fugace
M’ha levata dal Regno
Hora e in esilio posta;
Dunque confida tu ne’ Regni tuoi,
Quando un picciol momento
Volge sossopra i Regni.
Quest’hanno i Re nel vero
Magnifico e gran dono, e proprio loro,
E che non può levar tempo ne morte:
Il sovvenir a miseri, e raccorre
I supplici e scacciati ne’ suoi tetti
Con fedeltà et amore.
Solo ho portato questo
Fuori del Regno mio
L’haver servato l’ornamento e ’l fiore
Et i presidi de la gente Greca,
E la prole famosa de gli Dei.
Dunque Orfeo è dono mio,
Che col suo canto rende molli i sassi,
E insieme con le selve