Pagina:Medea.djvu/4

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leni (la qual si dice che fu dono del cielo) et un monile di gemme e d’oro intessuto: overo una corona, si come dicono alcuni, fatta di Naphtha, laquale posto il fuoco ben che lontano, subito si accende, mandò tutte queste cose per suoi figliuoli, che due ne haveva ricevuti da Giasone in dono alla nuova sposa: lequali da i lumi, che erano accesi la notte nelle nozze di Giasone, apprendendo il fuoco, abbruciò tutto il Real palazzo insieme con Creonte e la figliuola. Poscia alla presenza di Giasone, i due figliuoli crudelmente ammazzati, da Dragoni in aria sollevata, volò in Athene: ove Egeo un solo la ricevè nella sua corte, ma la prese anco per moglie. Di cui havendo già un figliuolo, detto Medo, Theseo figliuolo di Egeo, ma ancora non veduto dal padre, giunse in Athene: ilquale temendo forte Medea e per se medesima e per il figliuolo, apprestò una bevanda di aconito, nato della spuma di Cerbero: e persuase Egeo, che a lui, come a nimico, lo porgesse a bere. Et essendo gia Theseo per porvi sopra le labbra, veduto il manico della sua spada, fu conosciuto per figliuolo, e vietò subito, che bevesse. La onde Medea con suoi incantesimi fece venire una nube, et insieme col figliuolo da quella nascosa, volò in Asia. Giasone per questi così horribili accidenti non potendo reggere al dolore, se medesimo uccise.