Pagina:Meditazioni storiche.djvu/20

Da Wikisource.

la provvidenza nella storia. 13

modo nuovo. Sono due gravi errori de’ moderni, l’asserire che gli antichi non avessero nè storie filosofiche, nè filosofie della storia. I nomi soli sono nuovi; ma queste due scienze, o per dir meglio, qnesti due modi della scienza storica sono antichissimi, se per istorie filosofiche s’intendano, come si deve, quelle che narrando i fatti pur ne cercano le cause, se per filosofia della storia s’intenda la ricerca professata e fatta separatamente di queste cause, e il tentativo d’arrivare dall’una all’altra quanto più presso alla prima. Che gli antichi non sieno saliti alle cause vere e più alle, che non abbiano avute storie filosofiche nè filosofie storiche giuste, io lo credo, e ne cercheremo in breve la ragione principale; ma non si può nè deve dire che una scienza non esistesse presso gli antichi, perchè essi non le dieder nome, o perchè non v’arrivarono ad una buona teoria; chè, così dicendo, si negherebbero loro quasi tutte le scienze. Certo sono storia filosofica quant’altra mai, e molle parti del libro di Erodoto,1 e l’ammirabile introduzione di Tucidide, e la Ciropedia di Senofonte, e non poche digressioni di Polibio, di Plutarco e di parecchi altri Greci. E sono poi trattati meravigliosi di filosofia storica molti di quelli di Platone, e sopra tutti quel delle leggi, quel della repubblica, e il Timeo; e poi parecchi di Plutarco, e quello sopratutti della Provvidenza divina. — I Romani poi scrissero storie meno filosofiche e meno trattati di filosofia storica; sia che venisse loro tale inferiorità dalle loro grandi preoccupazioni di pratica, sia che piuttosto dall’aver l’antica filosofia fatto già prima di loro l’estremo di sua possa. E tuttavia sono pur talora molto filosofiche le grandi storie romane; quella di Livio che giudica così magnificamente fin dalla prima pagina tutto il passalo e l’avvenire della grandezza romana; quella di Sallustio, che dicesi essere stato scellerato uomo, ma fu storico virtuoso, e mostra così la virtù essere stata tenuta dagli antichi quasi parte necessaria della storia; e quella di Tacito,

  1. Quando Erodoto considerò gli avvenimenti materiali come effetti d’una causa, ed impose alla storia il dovere d’indagare e rivelare tal causa primaria, allora egli sollevò la storia (greca?) dal grado di semplice novellatrice a quello altissimo di scienza.» (Peyron, Idee della storia antica della Grecia, pag. 30.)