Pagina:Meditazioni storiche.djvu/312

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zionali; un confuso monoteismo è evidente politeismo. — 5° Ma corrotto così il monoteismo e moltiplicato in politeismo qui poco meno che altrove, egli non si corruppe tuttavia per allora in idolatria. Non trovo ne’King menzione d’idoli mai. Che più ? non trovasi guari nè di templi nè di sacerdoti; i sommi sacrificii erano riserbali all’imperadore che par cosi essere stalo sommo sacerdote, rimanendo probabilmente i sacrificii e i sacerdozi minori a’ padri di famiglia. E questa mancanza d’idoli, di templi e di sacerdozi propriamente detti sono differenze massime tra la religione primitiva cinese e tutte l’altre. — 6° Ed nn’altra poi pur capitale è tra la cinese e le due arianapersiana, ed arianaindiana o brahmanica. Per queste due noi vedemmo compilarsi fin da oltre al 1000 i loro libri sacri, lo ZendAvesta, ed i "Vedi; ed all’incontro la religione cinese arrivò all’èra di Ciro senza avere niuna compilazione, che è una gran differenza; e poi, i libri stessi raccolti poco appresso da Confucio non sono codici sacri propriamente, sono piuttosto libri storici, poelici, morali, e tull’al più rituali, con pochissime menzioni di cose soprannalurali. — 7° Finalmente ed in tnlto, la religione primitiva cinese sembra non solamente distinguersi da tutte l’altre contemporanee e principalmente dalle due ariane, ma quasi opporsi ad esse in ciò: che queste peccarono evidentemente per emesso di culti, d’iddìi, di riti religiosi, d’intervenzioni sacerdotali, mentre la cinese sembra fin dall’età primitiva aver peccato piuttosto per difetto, per indeterminatezza del nome e dell’idea di Dio, per dimenticanza, negligenza o indifferenza di culti; quell’indifferenza religiosa che è il bello ideale di alcuni pensatori, e che produsse là fin d’allora ciò che è l’ideale speranza di essi: uno estremo svolgimento di filosofia. E questo è fenomeno storico notevolissimo, e vai la pena di essere studiato e capito.

XI. Ma diamo prima nn cenno pur della coltura, in mezzo a cui nacque. — Alla natura, all’antichità, ed alle parentele della lingua e della scrittura cinese non ci fermeremo altrimenti; non trovandone noi se non dubbi, e non volendo discorrere di questi sublimi problemi delle filologie da noi

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