Pagina:Meditazioni storiche.djvu/339

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libera, ma signora e liranneggiante in Egitto a che salirono gli Hyckshos, non è credibile assolutamente, non essendo accennato nè per ombra in nessuno de’ libri sacri e nazionali israelitici. Il tacer di questi intorno a quella lor grandezza nazionale supposta posteriormente da altri, è prova a un tempo e della antichità di que’ libri e del loro essere stati tenuti puri eccezionalmente d’ogni vanità nazionale. Manetone fece poi tal confusione per ignoranza, naturale nel trattar di fatti cosi lontani; e Giuseppe Flavio la fece per quella medesima vanità nazionale onde non seppe tenersi puro esso. Egli era di quegli scrittori, che non si contentano delle, glorie patrie vere per quanto grandi elle sieno, e le adulterano colle false; e scrivendo al tempo che sua nazione era infelice e serva, credeva forse lecita o bella l’adulazione, ntili gl’incoraggiamenti, quali che fossero, verso di lei. Ma non è bella nè lecita niun’adulazione, non agl’infelici più ch’ai felici, non a’servi più che ai padroni; e i falsi incoraggiamenti, dannosi a tutti, sono più dannosi a coloro che hanno più bisogno di non esser corrotti nè ingannali. Giuseppe Flavio schernito per la sua vanità nazionale è esempio del destino che tocca agli storici adulatori; e il popolo ebraico succedalo a Giuseppe Flavio è esempio del bel profitto che si trae da siffatti incoraggiamenti. — Del resto, posto oramai concordemente da tulli i critici che diversi farono gli Hyckshos e gli Israeliti, cercasi se questi, e Giuseppe che li chiamò, venissero appresso ad uno di que’ re stranieri, ovvero appresso ad uno de’ nazionali egiziani. E i più, colpiti della consanguineità e somiglianza della tribù israelitica con la gente degli Hyckshos, fan venir quella quasi ad aggiugnersi a questa; e s’appoggiano a ciò, che quando Giuseppe presentò i fratelli al suo re, li ammonì di dire che eran pastori, affinchè « detestando gli Egizii tulli i pastori » ei li facesse abitar separati nella terra di Gessen. ’ Ma pare a me, prima, che questo abbia potuto dirsi al medesimo modo od anzi meglio a un re egiziano che ad uno straniero; ed egiziano sembra chiarir lui la narrazione biblica, chiamandolo daperlutto Faraone; egiziano lo suocero di Giuseppe, Putifarre sacerdote ’ Gen., XLVI, 341 XLVII, 3,4.