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da taluni combattuta perchè giudicata ingiusta, da altri perchè pericolosa, e dannosa agli interessi della patria, sotto l’impressione del disastro proruppe e trasmodò in modo formidabile.
Successero dimostrazioni e tumulti in tutta la penisola, che dettero luogo a scene violente ed a rappresaglie. Mestatori e metingai scesi in piazza a trarre loro pro dalla sventura della patria spingevano la popolazione agli eccessi. Si inveì contro la Colonia, contro coloro che la impiantarono, contro quelli che la ampliarono e contro tutti gli africanisti in genere, e si invocò forte il suo abbandono, ricorrendo per meglio riuscirvi anche ad una sottoscrizione nazionale aperta tra le donne italiane, la quale ad onor del vero non diede grandi risultati nè di firme nè di serietà; il parossismo giunse a tale che si tentò perfino di impedire, in alcuni luoghi, colla violenza, la partenza dei treni che trasportavano nuovi rinforzi nella Colonia.
Contro il Governo poi, e specialmente contro i ministri Crispi e Mocenni, ritenuti organizzatori del disastro, e contro Baratieri che ne era stato l’esecutore, non vi fu contumelia od accusa che non fosse lanciata.
Fu insomma uno spettacolo desolante, che per fortuna durò pochissimo, ma che tuttavia, in quel momento gettò una luce sinistra sulla nostra patria.
È ben vero che la parte maggiore e più sana della popolazione seppe sopportare dignitosamente la sventura nazionale, ed abbonda-