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II.
NOTE SULLE TRIBÙ MUSSULMANE DELL’ERITREA.
Nel territorio Nubiano, tra le valli del Lebka del Barca e dell’Anseba, e nel litorale del Mar Rosso che si stende da Massaua a Raehita fin contro l’orlo dell’Altipiano etiopico, all’infuori del Sultanato d’Aussa che è semplicemente sottoposto al protettorato dell’Italia, vivono genti di origini diverse che fanno parte diretta della Colonia Eritrea.
Qui l’elemento in maggioranza è mussulmano e fervente seguace dell’arabo Profeta, e subisce una certa influenza morale dall’Egitto e dalla Turchia che prima vi dominavano e sono ritenuti come il sacrario della loro patria e della loro religione.
La popolazione è ordinata in tribù, nelle quali i vecchi esercitano una autorità patriarcale funzionando da capi militari, politici e religiosi.
La paura dei rapaci Etiopi e dei fanatici dervisci li fece accogliere con simpatia il blando dominio degli Italiani, che rispettò i loro averi e le loro vite e non pose alcun ostacolo ai loro costumi famigliari e religiosi.
La popolazione è sobria e buona, ma debole e fiacca, refrattaria alle industrie ed al lavoro, soltanto dedita alle pastorizie e scarsamente all’agricoltura.
Molte tribù nelle stagioni estive, abbandonano l’arida costa salendo pei pascoli in regioni più elevate e confortate dalle pioggie, e ritornano poi in basso all’inverno; altre fanno continuamente vita randagia trasportando qua e là le loro famiglie e le loro mandre a seconda che il suolo è più fecondo e meno pericolose le insidie dei nemici. Queste tribù girovaganti si dicono di beduini.
La popolazione araba è, come l’abissina, attaccata ai riti ed ai precetti religiosi ed è abbastanza morale quantunque la poligamia, sancita senza limite dal Corano, la
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