Pagina:Melli - La filosofia di Schopenauer.djvu/22

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cioè le due cose; e quando sente dire che gli oggetti sono fenomeni, ed è fatta avvertita di quel sistema di relazioni in cui la nostra esperienza consiste, essa ne conclude che dunque la nostra conoscenza è illusoria, perchè quello che importerebbe secondo lei, sarebbe conoscere le cose come sono in se stesse, indipendentemente dall’essere o no conosciute: prima confondeva la cosa in sè col fenomeno, ora, vedendosi rapite le sue cose in sè, confonde il fenomeno con l’illusione; e attaccata al suo concetto dogmatico di una realtà ch’è insieme obbiettiva e assoluta, polemizza in nome di esso contro il concetto critico della realtà fenomenale, che appunto perchè obbiettiva e conoscibile, non può a meno di essere relativa a un soggetto; e finisce con l’accusare di scetticismo chi vorrebbe svegliarla dal suo sogno, come se ricercare quali sono le condizioni della conoscenza certa significasse negare mettere in dubbio il fatto e il valore della conoscenza stessa.

A questa confusione tra il fenomeno e l’apparenza illusoria se ne aggiunge un’altra, che insieme con la prima impedisce d’intendere il significato della dottrina che esponiamo. Questo secondo malinteso consiste nell’identificare il soggetto che noi diciamo presupposto da ogni esperienza obbiettiva con questo o quello degl’individui conoscenti, che vuol dire con uno degli oggetti che compongono il mondo: allora pare una cosa enorme che uno degli oggetti diventi