Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/16

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stesso alla sua educazione. Ma gli era caro veder bazzicare per l’ampio dei grandi saloni quel nonnulla di bambina, quella cosuccia bianca, delicata, soave, che non voleva saperne di crescere, che nello studio non faceva grandi progressi e non era nè impertinente nè spiritosa, ma che veniva su adagino, lentamente come uno dei fiorellini esotici della serra e che voleva tanto bene a lui. Gli era caro, quando saliva a cassetta per condurre il tiro a quattro, veder la ragazzina andare in estasi e contemplarlo rapita, come avrebbe contemplato un re, seduto in trono. Una sola cosa gli dispiaceva; che la sua Camilla (Milla per amore di brevità) fosse così timida e paurosa. E il bello è che essa non diceva mai: ho paura. Ma come diventava smorta quando cominciava il temporale come tremava quando suo padre parlava di metterla in sella; che sgomento nei suoi occhioni amorosi quando egli aveva la crudeltà di pretendere ch’ella assistesse in giardino ad un esercizio di tiro colla carabina Flau-