Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/180

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visibile piacere il naso armato di pince-nez, nel fumo acremente profumato della sigaretta. Poi d'un tratto, arretrando il naso colla mossa d'un fanciullo che s'allontana dal frutto proibito, mandò un sospiro tra mesto e comico.

— Ahimè! — disse poscia con un accento che anch'esso aveva un po' del burlevole, un po' del patetico. — Sapete cosa mi figuro in questo momento?

Ella lo sapeva benissimo, e non si diede la pena di chiedere cosa fosse. Ed egli, per non lasciar morire il discorso, finì la frase così:

— Mi figuro, il vostro boudoir granata e rosa.

— Sciocchezze.... mio caro; quel ch'è stato è stato. Non è egli convenuto che voi siete per l'appunto il più felice degli uomini? E se mai, in vita vostra, avete fatto delle corbellerie, è giusto....

— Ch'io le sconti, nevvero? — chiese Giuliano con un'amarezza d'accento che voleva esser patetica.