Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/263

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Giuliano era andato di nuovo per la quarta volta a Genova, onde conferire con quella celebrità d'avvocato che trattava i suoi affari.

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Non si doveva risapere, eppure si riseppe. Fu per tutti una gran maraviglia, e se ne parlò molto, sottovoce, con una vera grandine di commenti. Va via per questo, per quest'altro. Non si poteva adottare la versione nuda e semplice dell'affare: un capriccio di Drollino. Ci doveva esser qualche motivo segreto, qualche grossa magagna scoperta di recente.

— Eh! — osservò sghignazzando Battista in un conciliabolo tenuto allo scopo di discutere la questione — avranno scoperto qualche cosa di questo genere. — E fece colle dite aperto il gesto come di chi pizzica le corde dell'arpa. — E siccome è uno della casa, e lo proteggono a spada tratta, avranno accomodato le cose alla chetichella.... e fanno figurare che....

— Non è vero, non è vero niente — urlò inviperita