Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/275

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dal sonno plumbeo dell'ebbrezza, s'era buttato sull'erba e pareva già addormentato.

— Bisogna saperlo.... ad ogni costo — mormorò sotto voce Drollino. — E se è vero!...

Nel vivo lume della luna, una mano bruna, nervosa si protese con un gesto di minaccia implacabile.

Poi Drollino afferrò l'ubbriaco, inetto ormai ad opporgli la minima resistenza; se lo cacciò sulle spalle come un sacco di biada, e, passando dalla scala interna di servizio, lo portò nella propria cameretta, quella che occupava attualmente al terzo piano della villa. Lo gettò sul letto in modo abbastanza ruvido; ma il sonno dell'ubbriaco era ormai così profondo ch'egli non se ne risentì per nulla.

Drollino sedette appiè del letto, e rimase desto per tutta la notte, vegliando Battista.

Era giorno fatto quando il cameriere si risentì; girò attorno gli sguardi, attonito di trovarsi lì, in camera di Drollino.