Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/38

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a terreno, in faccia ad un corritoio che metteva capo al tinello, dove alla sera si rinserrava l'argenteria.

Drollino capitanò la schiera dei famigli sino al riparo d'una vicina macchia d'oleandri; poi si spinse solo, strisciando come un rettile, finchè giunse quasi accanto ai ladri. Allora si voltò, accennando ai suoi di farsi avanti. Ma in quel momento volle fatalità che la luna, liberandosi inaspettatamente dalle nubi, piovesse sul mistero muto di quella scena una viva striscia di luce mercè la quale il viso da zingaro di Drollino e la sua mano alzata a far cenno, riusciron visibili ai ladri.

Questi, lasciata sul momento l'inferriata, si diedero a fuggire precipitosamente. Allora, nel silenzio della notte, si sentì, acuta, stridula, rapida come lo scoppio d'un razzo, la voce di Drollino che mandava il grido d'allarme «Ai ladri!» E gridando, s'era lanciato su quello dei malfattori che gli stava più vicino e gli si era appeso ad