Pagina:Memorie dei Conti di Thunn 1839.djvu/78

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carsiun castello. Merita egli però scusa perchè ignorava esservi stato in que’ luoghi il castello Tono. La qual cosa ov’egli avesse saputa, non avrebbe opinato col Gaven che i Tono (da lui fatti sempre Thunn, benchè nel Bonelli, che cita, si legga per gli antichi tempi sempre Tono, o Tuno) possano essere venuti dall’Elvezia.

Sull’autorità del Büsching afferma che la Contea di Hohenstein fu da Ferdinando III concessa alli Thunn per sessanta mila talleri, avendone loro dato possesso il generale Wallenstein. Qui c’è anacronismo. Come quella Contea venne ai di Thunn, si è da me narrato con aver alle mani le memorie e i documenti di famiglia. Sessanta mila fiorini, non talleri, furono da Cristoforo Simone di Thunn donati per la fondazione d’un collegio de’ Gesuiti.

Il resto che il Maffei dice della Casa di Thunn (tranne qualche sbaglio forse nelle date) è tutto vero; e merita specialmente d’esser letto ciò che narra degli ultimi Vescovi, e di Giuseppe Maria segnatamente.

Il Barbacovi, che con poca urbanità e quasi con isprezzo (vizio comune a quasi tutti i critici, e vizio che scredita molto i Letterati) viene censurando il Maffei, scrisse ancor egli inesattamente alcune cose, e in altre allontanossi dal vero. Egli dà i nomi dei di Tono investiti da Corrado, nominando tra i figli di Marsilio il solo Ottolino, come fece il Maffei, ed errò ancor peggio di questo col dire che Corrado investì i di Tono del castello San Pietro, quando la carta dice chiaro che gl’investì del luogo Tono e del Dosso delle vedute per quivi edificare un castello, e di castello San Pietro non fa neppure menzione.

Ommette, ove dice della divisione in linee accaduta fra i Tono nel decimosesto secolo, la terza di Caldesio. Parlando poi della famiglia Caldesio, afferma essersi estinta nel 1579; da quanto noi dicemmo si scorge, e da quello che diremo si farà più chiaro ancora, che ei non ebbe intorno a ciò notizie esatte.