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Pagina:Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu/43

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fusamente degli arcani degli Alchimisti, e come egli trasformasse i metalli, e liquefacesse l’oro quasi mercurio, e di nuovo lo consolidasse. Ed udendo Battista fratello di Nicola con altri, disse: quando ero tra Svizzeri in un borgo dei Bernesi, (imperocchè i cittadini Bernesi lo aveano ascritto alla loro cittadinanza, come spesso di questo si milantava) cominciai loro a dire: Uomini dell’Elvezia, osservando i vostri monti perpetuamente coperti dal ghiaccio, e facendovi sopra considerazione, giudicai, che gran quantità d’oro e argento, e cristallo, che si chiama di rocca, nelle viscere di questi si nasconda. Se dunque per dieci anni mi cedete il vantaggio, io scioglierò il ghiaccio, e scaverò quelli a mio rischio. I quali mi risposero dicendo: non vogliamo, che tu perda in ciò il tuo tempo e il tuo denaro. Uno poi degli astanti disse: in qual modo scioglieresti tu quel ghiaccio? Rispose Cagliostro: coll’aceto. Disse Battista a lui, che lo avea interrogato: come fece Annibale nell’Alpi quando entrò nell’Italia. E rivolto a Cagliostro, disse: signore, se alquanto io ne dubito, abbiami per iscusato. Imperocchè forse gli Svizzeri temettero, che sciolto il ghiaccio discendessero le acque, e precipi-