Pagina:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu/40

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XXXVI

Ticiui eel i lontani a vcJere questa reliquia del diluvio: le obblazioni o spontanee o ricliiestc conihiciavano a dare alia cosa l’ apparcuzii tli uii’ utile it-alta. Dal solo mostrare all’ altrui ciuiosita r uoiiio iinpietrilo, il coiUadino già riliacva non iscaiso danaro; r immaginazione di lui gU appresenlava un guadagno molto maggiore dalla veiKlita di quel sasso, per cui gli veuian offerte noa tenui sommc: e ibrse per couscguirne delle inaggiori tanlo tardo, che giiiiise il Professore liorsoii prima che gli ossaini fossero altrovc trasporlati.

Singolarissima dovette essere la situazioiie del Collega, astretto a comhallore ad un tempo e la folle illusione, e la crescente cupidigia; pure al fine vi riusci, non senza audanie in parte debilore alle liisposizioni e agli ordini del Min’istro all’ Intendenle, e di questi al possessore dcU’ esageralo tesoro. L’ anatomia coinparata. non manro in questa circosianza dal fare l’ ufllcio suo, e l’ uomo inipielrilo non fu più che un grosso femora di elefante.

Questo femore, con altre ossa di minor conlo, stava sepolto alia profotidila di dodici metri e ua terzo. 11 tcrreno in cui giaccva e argilloso calcare, un poco arenoso, eppercio softice ed arido; ma la terra die trovasl in immediato conlatto con I’osso^ e durissima, e da al fossile V apparenza di un corpo lapidefatto.

II peso del femore e d) cinquanta cliilogrammi, ( rubbi 5 ( circa ), ma (. dovnto in gran parte alia predclta sostanza pietrosa che il Profcssore IJorson non voile togliei-e afTatto, specialmentc a una deJIe estremila, sia per timore di guastare il pezzo, sia per desiderio di couservare il carattere geognostico.

La huighczza del I’einorc c, di metri i,o’^ dalla quale, segucndo le rcgole di proporzione nell’ osleologia di questi pachldcrmi, stabUite dal Bulfon, dal Dauljcnton, e dal Cuvier, argomenta il Professore Borson ciic l’ altczza dcU’ elelaule dovea essere poco nieno di trc metri.