Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/114

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di dante alighieri. 107

quel tempo presso il Pontefice, come Ambasciatore della Repubblica Fiorentina, o almeno della Parte bianca, la quale se non ardì nella venuta di Carlo di mettersi in armi1 per bilanciare la potenza dei Neri loro nemici, almeno procurò di accomodarsi col Pontefice promettendo di ubbidire a quanto fosse stato veramente il suo volere. Ma tutto fu vano; imperciocchè ad onta delle promesse, e dei giuramenti di Carlo, messer Corso Donati rientrò in Firenze con i suoi, ed i Bianchi furono in numero di 600. miseramente scacciati2. Se adunque non è la giustizia non è la giustizia, ma la prepotenza ebbe mano in questo affare, e se dal contesto della storia tutta di ciò che successe in Firenze nel tempo che quivi si trattenne Carlo di Valois,

    sumus, ut si quis predictorum ullo tempore in fortiam dicti Comunis pervenerit, talis perveniens igne comburatur, sic quod moriatur. In hiis scriptis sententialiter condepnamus.
    Lata, pronuntiata et promulgata fuit dicta condepnationis summa per dictum Cantem Potestatem predictum pro Tribunali sedentem in consilio generali Civitati Florentie, et lecta per me Bonoram Not. supradictum sub anno Domini millesimo trecentesimo secundo, v. s. Ind. XV. tempore Domini Bonifatii Pape Octavi die decimo mensis martii presentibus testibus Ser Mario de Eugubio, Ser Bernardo de Camerino Notariis dicti Domini Potestatis, et pluribus aliis in eodem consilio existentibus.
    In un libro poi di provvisioni delle Riformagioni, ove si tratta del consiglio tenuto, se si dovesse dar sussidio, e provvisione al Re Carlo, figliuolo del Re di Francia, evvi al margine, della stessa o poco diversa mano, questa memoria: Che per essersi Dante opposto a detta provvisione, fu questa la vera occulta causa del suo esilio.
    Si leggono nello stesso tomo XII. (pag. 245. e seg.) l’imbreviature d’istrumenti attenenti ai fratelli, figliuoli, ed altri congiunti di Dante; la sua già riferita condanna per contumacia; la sua difesa del 1451. fatta da Francesco Filelfo; ed in fine una supplica fatta al Granduca nel 1587. dall’Accademia Fiorentina per erigerli un busto.

  1. I Priori stessi della Repubblica consigliarono i Cerchi a difendersi, ma questi per avarizia, e per viltà niun riparo fecero nella loro cacciata. Dino Compagni lib. 2 pag. 45.
  2. Dino Compagni lib. 2. pag. 48. dopo aver nominati i molti che erano stati esiliati, conchiude «che furono più di uomini 600. i quali andarono stentando per lo mondo, chi quà, e chi là».