Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/136

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di dante alighieri. 129

a Cortona1 e poi ad Arezzo, ed in seguito prese la via di Firenze, intorno alla quale si accampò il dì 19. settembre dello stesso anno2. Lo sdegno concepito dall’Imperatore contro i Fiorentini, perchè questi apertamente si erano uniti con Roberto Re di Napoli, figliuolo di Carlo II. che gli aveva serviti in qualità di Capitano più anni avanti nell’assedio di Pistoja3, fu un semplice fuoco di paglia, poichè la mancanza dei viveri, ed il vedere che non era facile impresa il prender per forza la città, tanto più che incominciava a vacillare la sua salute, lo indusse a pensare di ritirarsi dall’assedio la notte del dì 31. ottobre, avendo per quanto potette danneggiate le castella del di lei contado4. In questo assedio per riverenza della patria5 non si volle ritrovar Dante, il quale nella prossima estate vedde svanite tutte le concepite speranze. Imperciocchè avendo Arrigo tentato senza frutto di aver Siena, ed essendosi in questo tempo assai più avanzato il suo male, che sulle prime aveva fatto mostra di non curare, cessò di vivere a Buonconvento 12. miglia lontano da Siena il dì 24. agosto 1313. mentre appunto si disponeva a passare in Sicilia contro il re Roberto6.

  1. Ved. il citato Cav. Guazzesi nella Disser. sul dominio del Vescovo di Arezzo in Cortona § 5. della part. II. pag. 174. e seg.
  2. Gio. Villani cap. 46. La Storia di questi fatti scritta con tutte le più minute circostanze si ha nel Tom. II. de’ Papi Avignonesi del Baluzio, ed in una Cronichetta di Gio. Lelmi pubblicata dal Dott. Lami nelle sue Delic. Erudit. nel Tom. VIII. delle quali vi è anche il processo formato dall’Imperatore, e la sentenza data contro i Fiorentini. A noi non appartiene l’esporre tutto quello che accadde in questa occasione, perchè ciò troppo ci allontanerebbe dallo scopo di queste nostre memorie.
  3. Nel 1305. Storie Pistolesi pag. 33. e 34.
  4. Gio. Villani lib. 9. cap. 47.
  5. Leonardo Aretino Vita di Dante.
  6. La voce che si sparse allora, che Arrigo fosse morto di veleno, e che un Frate dell’ordine de’ Predicatori lo avesse attossicato coll’Ostia consacrata nella S. Comunione, è falsa, come hanno con autentiche prove sostenuto uomini di sommo grido. Ved. il Muratori negli Annali d’Italia a questo presente anno: e di fatto