Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/165

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ma scintillante di naturali bellezze, è un’opera in cui l’Autore «s’eleva dans les détails au dessus du mauvais goût de son siecle et de son sujet, et est rempli de morceaux écrits aussi purement que s’ils étaient du tems de l’Arioste et du Tasse». Anco nel discorso pronunziato nel 1746. all’Accademia Francese per il suo ricevimento, applaudisce al nostro Poeta per avere avvezzati gli Italiani a esprimere tutto, e a dir tutto nella loro lingua secondo l’esempio degli antichi. Che se in un secolo tanto illuminato, quanto si pregia di essere il nostro, opera eccellente si reputa la sua Commedia, bisogna dire che i difetti, i quali alcuni troppo delicati Scrittori hanno in essa scoperti, sieno infinitamente minori di numero delle sue bellezze. Ma in queste mie memorie non ho pensato di tessere il panegirico a Dante, nè di fare la sua apologia, perchè le opere consacrate dalla fama non hanno bisogno di esser lodate, e da se stesse formano l’elogio il più sincero a chi seppe comporle1. Se veramente di Niccolò Machiavello fosse un Dialogo che anni sono fu in Firenze pubblicato sopra il nome della lingua volgare2, parrebbe che questo celebre uomo avesse avuto

  1. Io mi sono astenuto dal citare alcuna autorità in conferma delle lodi date a Dante, perchè mi sarebbe stata difficile la scelta, innumerabili essendo quelle che in ogni libro mi si paravan davanti; sebbene inutili ancora sono tutti gli encomj, quando la cosa stessa parla da se. Gli Scrittori di oscuro nome, e di mediocre merito hanno bisogno che sieno ricopiate le testimonianze de’ loro parziali da chi dà alla luce le loro opere; ma Dante ha bisogno solamente di esser letto per inspirare in chiunque rispetto e venerazione.
  2. Questo dialogo senza nome dell’Autore fu impresso da Tartini e Franchi nel 1730. dietro l’Ercolano del Varchi per opera di monsignor Bottari, il quale nella Prefazione pag. 39. lo disse «parto di scrittore Fiorentino giudiziosissimo, e di profonda e non comunale scienza corredato, quasi contemporaneo, ma un poco più antico del Varchi, e che nelle bisogne di nostra Repubblica impiegato mostrò colla prudenza dell’adoperare, e colla acutezza de’ suoi scritti chiarissimo argomento e dell’altezza del suo ingegno, e della sagacità del senno suo maraviglioso in conoscere gl’interni fini degli uomini, ed in saper volgere a suo piacimento ambe le chiavi del cuor loro». Chi distese