Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/200

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s’impegnò a scrivere in disfavore della Santa Sede in un secolo, nel quale le comuni disgrazie avevano talmente acciecate le menti degli uomini, che non sapevano essi discernere i legittimi confini della laicale, ed ecclesiastica sovranità; e se alcuni han fatto abuso dell’autorità di un soggetto così rispettabile1, dobbiamo certamente compatire l’ignoranza di simili persone, le quali trovandosi scarse di legittime prove, sono ricorse al ripiego di allegare fra quelli del loro partito indistintamente tutti coloro, che per fini particolari hanno procurato di abbattere la giurisdizione del Pontificato. Ad altre dispute è stato soggetto il libro di Dante de Vulgari Eloquentia, il quale non ebbe tempo di terminare, essendo forse stato sorpreso dalla morte, mentre intorno ad esso andava faticando2. Egli lo scrisse in latino3, e di IV. libri che doveva contenere, due soli sono quelli, che abbiamo alle stampe. Da prima venne in luce in lingua

    luce paternae gratiae illustratus, virtuosus orbem terrae irradiet».

  1. Fra gli altri l’Anonimo Autore di un’empio libro che verso la fine del XVI. secolo uscì da Ginevra con questo titolo «Avviso piacevole dato alla bella Italia da un nobil giovane francese» pretese provare con i testi di Dante, del Petrarca e del Boccaccio, esser Roma la Babilonia, ed il Pontefice l’Anticristo. Ma vi rispose il dottissimo Cardinale Bellarmino in una operetta che si trova, fra le altre di lui, alle stampe.
  2. Così dicono Gio. Villani, ed il Boccaccio loc. cit.
  3. Di ciò ci fanno fede il Villani, il Boccaccio, Leonardo Aretino, il Filelfo ec. Quest’ultimo per altro riporta il principio di quest’opera diversamente da quello che si legge nelle stampe: così dice secondo il citato Filelfo «Ut Romana lingua in totum est orbem nobilitata terrarum, ita nostri cupiunt nobilitare suam: proptereaque difficilius est hodie recte nostra, quam perite latina quicquam dicere etc.» Eppure non vi è chi neghi esser di Dante il testo Latino impresso dal Corbinelli, (Ved. Crescimbeni lib. 2°. della Stor. della volgar Poesia pag. 288.) se si eccettui l’Ab. Mehus, il quale non lo vuol credere genuino nella citata vita del Traversari pag. 175. conforme poco avanti osservammo.