Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/79

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72 memorie

Sì tosto, come in su la soglia fui
     Di mia seconda etade, e mutai vita,
     Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Quando di carne, a spirto era salita,
     E bellezza e virtù cresciuta m’era,
     Fu’ io a lui men cara, e men gradita:
E volse i passi suoi, per via non vera,
     Immagini di ben seguendo false,
     Che nulla promission rendono intera ec.

e più sotto1

Mai non t’appresentò natura ed arte
     Piacer, quanto le belle membra in ch’io
     Rinchiusa fui, e che son terra sparte:
E se ’l sommo piacer sì ti fallìo,
     Per la mia morte: qual cosa mortale
     Dovea poi trarre te nel suo disio?
Ben ti dovevi, per lo primo strale,
     Delle cose fallaci levar suso,
     Diretr’ a me, che non era più tale ec.

Che se parve cosa disconvenevole ad alcuno lo spiegare letteralmente tutto ciò che dice Dante della sua Beatrice, quasi fosse un disonore per esso l’aver provati gli effetti di una passione, alla quale tutti gli uomini sono in un tempo per loro sventura soggetti, ricercando il senso allegorico nel suo Poema, si dovrà egli tradire il vero per salvare un sublime ingegno da una taccia, che egli ha comune con quasi tutto il genere umano? Se di tanta virtù ed onestà fu ricolma la sua Donna, di quanta in lei ne de-

    naturae dotibus coruscantem, et omnium morum habitibus rutilantem. Ed il verso pur di Beatrice:

    «Questi si tolse a me, e diessi altrui.

    rese per adulterinis amplexibus venenavit.

  1. Purgat. Cant. XXXI. vers. 49. e seg.