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LXXXV |
ti Rurali, che celebrassero il Sagrificio della S. Messa, e amministrassero i Sagramenti; e il primo de’ Preti de’ luoghi Diocesani cominciò ad usurparsi il titolo di Arciprete, come si pratticava nelle Cattedrali, appellandosi taluni Corepiscopi, per l’esercizio, che ne avevano, e poi furono anche Vicarj de’ Vescovi con potere effrenato, dimostrandosi, che quanto si pratticava nelle Chiese d’Italia, altrettanto sia stato costumato nella Diocesi di Larino, amministrandosi la Cura delle Anime per hebdomadam da tutti i Preti, e poi fu ristretta la loro autorità unicamente circa l’amministrazione de’ Sagramenti, e proibito esercitarsi per turnum, ma che solo il Paroco ne avesse il pensiero, coll’obbligo degli altri di coadiuvarlo.
XIX. Finalmente si da un’idea generale del Clero Diocesano, e prima si fa vedere, che tardi anche furono introdotti i Cleri ne’ luoghi Rurali, e che introdotti universi Clerici quodammodo Beneficiati censebantur, di maniera che cresciuto il numero de’ Cherici, principiorono anche essi a pratticare nelle Città inferiori, e luoghi Rurali ciò, che si osservava nelle proprie Cattedrali, formando i loro Capitoli, e Cleri intorno alla celebrazione de’ Divini Ufficj, e amministrazione de’ SSmi Sagramenti unitamente col proprio Paroco, o altro titolo di Arciprete, o simile, che avesse il di loro Capo, partecipando ancor essi col medesimo degli Emolumenti Ecclesiastici, secondo la disciplina, che tratto tratto si andò stabilendo colla direzzione de’ Concili, Sinodi, e Costituzioni particolari de’ proprj Vescovi, e che tale disciplina, che fu universale nella Chiesa Occidentale, specialmente in Italia, sia stata osservata anche ne’ primi tempi, e in altri appresso ne’ luoghi Diocesani di Larino, tanto intorno alla celebrazione de’ Divini Ufficj, e amministrazione de’ Sagramenti, quanto a riguardo della distribuzione degli Emolumenti Ecclesiastici, per cui vengono considerati questi Ecclesiastici, come Coadjutori de’ proprj Parochi, e Arcipreti, e vivono colle loro costituzioni, e statuti a guisa di Chiese Collegiate, a riserva delle Chiese degl’Albanesi, nelle quali non vi è questa forma di Clero per costituzioni, e osservanze particolari, chi vi sono.
XX. Si passa a ragionare di tutti i luoghi particolari, che compongono questa Diocesi, loro felici, ed infelici avvenimenti, esistenti, e distrutti, situazione, aria, qualità de’ territorj, Popoli, costumi, Possessori, fabbriche civili, e comodi. Così delle Chiese, Monasterj, loro fondazione, e Ordini, esistenti, e distrutti, cura d’Anime, Sagre Reliquie, che ne’ medesimi si venerano, luoghi Pij, giorni festivi particolari, che in essi si osservano. E favellandosi di Ururi, feudo nobile con vassalli, di questo Vescovado, si parla anche dell’introduzione degli Albanesi, ed Epiroti in Sicilia, e in altri luoghi d’Italia, specialmente in moltissimi luoghi di questa Diocesi di Larino, in che tempo, e con quale occasione, e come poi si siano mantenuti, e si mantenghino; e quivi si legge una lettera di Gio: Antonio Orsini, Principe di Taranto, scritta a Giorgio Castriota, detto Scanderbegh, loro Principe, e risposta di questo, assai spiritosa, cristiana, ed erudita, fatta al medesimo.
XXI. Le Isole Diomede meritano farsene particolare menzione, come assai rinomate nelle Storie Civili, ed Ecclesiastiche per il loro fondatore, che