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148 memorie storiche della città

cap. 15 § 63), il Lunig (Biblioth. univ. deduct. cap. 1 N. 12, et cap. 4 N. 86) il Peffingero (ad Vitriar. Illustrat. jus publ. Lib. I tit. 15 § 13.).

Carlo Emanuele vedendo spegnersi in lui ed estinguersi interamente la nobilissima sua famiglia per non esservi più in essa alcuna prole maschile, desiderava di poter abbandonato lo stato ecclesiastico contrarre matrimonio, e presentò per ciò iterate suppliche alla Sede Pontificia, e tutti i mezzi impiegò onde impetrare tal facoltà, ma inutilmente non avendo giammai potuto ottenerla. Egli aveva scelta per isposa Claudia Particella nobile donzella di Trento, a cui fece pure larghi doni di beni, che la famiglia Particella anche oggi possede; ma lo scrittore della sua vita manoscritta, che ho innanzi agli occhi, ci assicura, che i suoi amori eran casti, nè altro scopo avevano che il matrimonio con essa, allorchè potuto avesse ottenere la facoltà di contrarlo. Carlo Emanuele era piissimo, e d’irreprensibili ed esemplarissimi costumi, giustissimo sempre e rettissimo, liberale e beneficentissimo verso i poveri, intrepido nella difesa dei diritti della sua Chiesa, di costante animo nelle avversità, dotato dalla natura di felicissimo ingegno, ch’egli coltivò pure collo studio delle lettere, ed adorno in fine di tutte quelle virtù, che rendono degno della venerazione pubblica un Vescovo ed un Principe. Dopo aver governato saggiamente per ventotto anni