Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/218

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200 memorie storiche della città

amaramente piangea la di lui morte. Venne ammirata altamente la costanza d’animo, che dimostrò Pomponio Attico, allorchè trovandosi lacerato da acerbissimi dolori, a’ quali alcun rimedio non ritrovava, annunziò agli amici, che stavano intorno al suo letto, la risoluzione che aveva presa, di non voler più prendere alcun cibo o nutrimento onde por fine colla morte ad una vita sì dolorosa, fu ammirata, dico, la costanza del di lui animo nel fare agli amici questo annunzio con tanta fermezza di voce, e con tanta serenità di volto, ut non ex vita, sed ex domo in domum migrare videretur, come dice lo storico della sua vita. Più ammirata ancora fu la fermezza d’animo o l’indifferenza, con cui Socrate udì l’annunzio fattogli della sua ingiusta condanna alla morte, e con cui sostenne placidamente l’agonia di trenta giorni, dovendo essere prolungata a trenta giorni l’esecuzione della sua sentenza. Visitato ogni giorno dagli amici nella sua carcere egli tenea con essi lunghi discorsi ora sull’immortalità dell’anima umana, ora sovra altri punti della morale filosofia con tanta tranquillità e contentezza d’animo, come se fosse il più felice degli uomini: ma non meno ammirabili furono il coraggio o la costanza, che fece veder Cristoforo Sizzo sostenendo l’agonia non di soli trenta giorni ma di tre mesi, e l’indifferenza e a placidezza, con cui vedeva ogni giorno più appressarsi la morte, e quel volto ilare e lieto nelle ore