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principio politico o la massima del Senato veneto era quella di far amare generalmente a’ popoli, che gli erano soggetti, il suo governo e le sue leggi con renderli contenti e felici. Per ciò poi che riguarda il governo de’ Principi Vescovi (tranne quel che abbiam detto del Vescovo Giorgio di Liechtenstein) fu di tutti o quasi tutti moderato e saggio, nè mai eccessive furono le gravezze o le contribuzioni pubbliche. Tutte le comunità e giurisdizioni pagavano bensì al Principe Vescovo annualmente un tributo, che in alcuni luoghi chiamavasi Colta, ed in altri il Salario, ma questo tributo non era che tenue e leggiero, come tenui eran pure le gabelle ed i dazj, che esigevansi per l’entrata, uscita, e transito delle merci e derrate nelle diverse stazioni daziali del Principato.

Quanto allo stato d’ignoranza o di lumi, in cui ne’ diversi tempi trovossi il nostro paese, abbiam già altrove veduto, che dopo l’invasione de’ Longobardi e d’altri barbari le scienze, le arti, e l’urbanità, che avevan diffuso per tutto i Romani, erano interamente sbandite, e più non ne appariva alcuna traccia. In quei tempi mal augurati, dice il celebre Robertson, non solo erano ignoti nomi quelli di filosofia e di letteratura; ma tal era la generale ignoranza e rozzezza in Europa, che legger non sapevano nè scrivere nè pure le persone del più alto affare, e molti ecclesiastici non intendevano il Breviario, che do-