Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/241

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lenza e di ricchezza, che se non era quello, di cui ella godeva nei più bei tempi di Roma, era però tale, a cui allora non era giunta peranco alcun’altra nazione d’Europa. L’opulenza si trasse dietro il lusso, che non le va mai disunito, e ne risultò quindi più urbanità nelle maniere, e più di gentilezza e civiltà ne’ costumi. Lo stesso avvenne anche del nostro paese, il quale, se ne’ precedenti tempi fu lungamente povero, e rozzo, cangiò aspetto ne’ susseguenti. Si coltivarono anche in esso sempre più le arti, il commercio, e principalmente l’agricoltura, ch’è la madre d’ogni prosperità: la popolazione si accrebbe, ed oltre alle città sorsero molti ragguardevoli borghi, e nobili terre ripiene d’abitatori. Sei sono le città, che appartengono all’antico Stato trentino, come sono anche oggidì della Diocesi, cioè Trento, Roveredo, Bolgiano, Arco, Riva, ed Ala; ma ben considerabili sono per più titoli le città di Bolgiano e di Roveredo. In tutte ita in bando l’antica barbarie e rozzezza i nostri maggiori ritornarono gradatamente a quella civiltà di vita e di costumi, ed a quegli agi e comodi d’una più colta società, di cui ora godiamo. In tutte si alzarono insigni e sontuose fabbriche, e in tutte v’hanno in proporzione di lor grandezza molte nobili e ricche famiglie, le quali si veggon pure nei varj borghi e nelle altre terre del Principato. Quanto alla città di Trento tra le molte esimie fabbriche