Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/27

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vera fosse la santità e vero il martirio del Vescovo Adalpreto, ed egli non dubitò d’affermare, che Adalpreto non poteva dirsi realmente nè santo, nè martire, e che il culto qualunque prestatogli dopo sua morte non era che un effetto della semplicità e dell’ignoranza de’ tempi. Questo libro, tostochè uscì alla pubblica luce, destò grave rumore in Trento, e poco appresso si videro comparire le opere di tre diversi scrittori, i quali presero a vendicare acremente la santità ed il martirio del beato Adalpreto. Rispose loro l’Abate Tartarotti con un nuovo suo libro intitolato Apologia delle memorie antiche di Rovereto, nel quale egli sostenne nuovamente l’opinion sua, e fece vedere, quanto egli fosse in ingegno ed in sapere superiore a’ suoi avversarj, i quali con forze troppo ineguali contro di lui combattevano. Ma l’Abate Tartarotti avrebbe usato miglior senno, se avesse lasciato in pace, e non punto turbato le ceneri di S. Adalprete, come non doveva turbar nè pur quelle di S. Romedio nella Naunia, ed è da dolere, che il tempo, ch’egli ha speso su tali argomenti, non sia stato da lui impiegato intorno ad oggetti più importanti e più utili, come ha fatto con altre dottissime sue opere. Io non mi farò ad esaminare le ragioni, che furono addotte in detti libri prò e contro la santità ed il martirio del Vescovo Adalpreto, poco importando alla gloria d’un paese, se uno de’ suoi antichi Vescovi sia stato santo e