Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/274

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256 m. s. della città e del terr. di trento

che già da sei e più anni mi obbliga a leggere cogli altrui occhi, ed a scrivere coll’altrui mano, ma più ancora all’infelice stato di mia salute, ed alle infermità che affliggono incessantemente la mia vecchiaja. Dopo aver condotta a fine altra debol mia opera intorno a varj oggetti della scienza della legislazione, io volli pormi a dettare anche questa seconda parte delle mie Memorie storiche sebbene già giunto all’età d’anni ottantacinque. Cicerone venendo sollecitato dall’amico suo Pomponio Attico a scrivere la storia di Roma con dirgli: Non solum mihi videris eorum studiis, qui litteris delectantur, sed etiam patriæ debere hoc munus, rispose a Pomponio: Intelligo equidem a me istum laborem jamdiu postulari, Attice, quem non recusarem, si mihi ullum tribueretur vacuum tempus, et liberum; neque enim occupata opera, neque impedito animo res tanta suscipi potest: utrumque opus est, et cura vacare, et negotio1. Io sono stato ben lungi dal godere quella tranquillità d’animo e quel felice stato, di cui parla M. Tullio; onde spero, che mi sarà fatta grazia della imperfezione e dei difetti del mio lavoro, nè mi sarà dato biasimo, se ad onta di tutto ciò io volli pur pria di scendere nel sepolcro rendere questo, qual ch’ei siasi, tributo d’amore alla mia patria.


  1. Cicer. de leg. lib. I.