Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/106

Da Wikisource.
106

extantes opera D. Petri Galletti Rom. O. S. Bened. Congr. Casin. Romae MDCCLXVI.


3° Carlo Francesco Ceva.

Di quest’illustre Prelato si trovano importanti notizie negli atti della chiesa Tortonese, statimi gentilmente communicati li 18 giugno 1857, dall’esimio signor avvocato Carnevale presidente onorario del tribunale di Tortona, ed eruditissimo cultore di storia patria, a richiesta del nostro dotto Cevese Giovanni Gatti, colà segretario della tipografia Rossi: Eccone le precise parole:

«Il vescovo Carlo Francesco Ceva, nacque nel 1635, ed era d’ingegno acuto, di bella presenza e magnanimo. Vestì egli giovinetto l’abito chiericale, fece i suoi studi in Roma, ove con lode conseguì il serto dottorale nel dritto Civile e Canonico, e quindi in Teologia, che insegnò poi per alcuni anni nella romana Sapienza.

Fu vicario generale di due arcivescovi milanesi, ed alla morte di monsignor Settala, occorsa in Roma nel 1682, Innocenzo XI, nell’anno susseguente il destinava a succedergli nell’Episcopato di Tortona.

Incominciò egli il suo Episcopato con molte riforme che diedero alto concetto del suo amore all’ordine.

Pubblicò diverse pastorali contro gli scritti dello Spagnuolo Molines, che aveva concepito una dottrina di quietismo stata condannata dalla Chiesa.

Abbiamo di questo Vescovo molti panegirici dati alla stampa in Roma ed in Milano.

Impiegò una gran parte delle sue entrate nell’adornare il vetusto Episcopio, e l’antica cattedrale, come pure a far dipingere da valenti artisti le chiese di S. Maria di Fervesano, di S. Eusebio e di S. Epifania.

Universalmente compianto veniva a morte alli 29 luglio del 1700, a cui gli successe poi il Milanese Giulio Resta.»

Quantunque questo Vescovo voglia da taluno qualificarsi