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sumata bontà e morigeratezza: il secondo Pompeo che vestì ancor giovinetto l’abito di Minor conventuale di S. Francesco, e fu di non mediocre bontà e dottrina, come si ha dal prof. Carlo Tenivelli nella Biografia Piemontese, Decade quarta, parte seconda. Torino MDCCXCII, presso Gian-Michele Briolo a pag. 301 nella vita di questo venerabile.

Di questa vita se ne tirarono alcune copie a parte con ritratto inciso da D. Tosco di Chieri.

Il marchese Giovanni scorgendo in Ascanio un’indole eccellente, ed una propensione particolare allo studio, lo affidò alle saggie cure dell’abbate Galbiate da Pontremoli, che fu poi, secondo l’Ughelli, vescovo di Ventimiglia, nel 1573, e morto nel 1581.

Terminati i suoi studii di teologia, si portò l’Ascanio munito di commendatizie del suo maestro abbate Galbiate Francesco e di altri a Roma, dove per la sua esemplare condotta e rari talenti incontrò la grazia del cardinale Alessandro Crivelli della famiglia milanese, che diede alla S. Sede Urbano III, e lo nominò suo intimo segretario.

Sostenne quella carica per 10 anni, ma l’amor suo per la solitudine lo fece rinunziare alle grandezze del mondo, e chiese d’entrar nella religione eremitica di S. Romualdo. Ottenne non senza difficoltà di abbandonare il servizio del cardinale, e se ne volò all’abbadia di Camaldoli in Toscana.

Vestito l’abito Camaldolese, cangiò il nome d’Ascanio in quello di frate Alessandro. Fece solenne professione il primo novembre 1571, e per la santità dei costumi, per prudenza e per dottrina, fu fatto procuratore generale di sua religione nel 1592, e spedito a Roma per affari riguardanti il romitaggio di Camaldoli, e là fu bene accolto dal sommo pontefice Clemente VIII, il quale mentre era ancor cardinale era molto amico del cardinale Crivelli già suo principale.

Nel 1596 fu spedito fra Alessandro a governare il piccolo monastero di S. Maria di Pozzo di strada vicino a Torino con piena facoltà di ampliarlo, e di erigerne dei nuovi.