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S. Maria a favore dei Benedettini, e nella dotazione che le fece comprese un manso 1 di terra posto fuori della Città di Ceva, ed una cappella consacrata in onore di S. Andrea attigua a detto manso con ogni loro pertinenza, ed i molini e battandieri inferiormente a detta cappella e manso.

I monaci Benedittini godettero in pace questo manso, i molini, ecc., sino all’erezione di Ceva in Marchesato in data 12 decembre 1142.

I nuovi Marchesi incominciarono ad appropriarsi i molini e i battandieri a titolo di feudo. L’inondazione delli 7 ottobre 1331, distrusse la parte inferiore del borgo della Torretta, ed una parte delle terre coltive appartenenti a S. Andrea, riducendo alla metà la popolazione di quella parrocchia. In vista di ciò monsignor Pietro Avogadro dell’ordine dei Predicatori nella sua visita pastorale fatta a Ceva nel 1338, si propose d’aggregar questa parrocchia alla sua diocesi, credutosi anche a ciò autorizzato, dal dominio che i Marchesi di Ceva estesero oltre il Tanaro verso occidente, cioè sulla sinistra sponda di questo fiume.

Ritornato in Alba monsignor Avogadro convocò il suo capitolo, e fece presente che stante la diminuzione di popolazione del borgo della Torretta di Ceva, e per altri urgenti motivi credeva bene di sopprimere la parrocchia di S. Andrea, ed erigerla in canonicato da unirsi a S. Maria del Castello.

Ebbe il pieno assenso del capitolo, ma era d’ostacolo a questo progetto il sacerdote Bartolomeo di cui s’ignora l’agnazione che era parroco in allora di S. Andrea, si fece al

    fuit rectus et laboratus per Ioannem Ruso cum molendinis et batenderiis et capellam unam prope iam dictum mansum, quae est constructa in honore Sancti Andreae cum omnibus rebus ad ipsum mansum pertinentibus sive alium mansum in loco Carasonae sicuti fuit rectum per Gauspertum massarium. (A. B.)

  1. Al dir del Muratori un Manso equivaleva nei bassi tempi a dodeci delle nostre giornate, detto Manso o Manendo che potesse cioè servire al mantenimento d’una famiglia.