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per ampiezza e per eleganza quella del signor notaio Siccardi, quella del signor Colombo, e quella del signor Viglione tutte tre a vapore. Nelle due prime si filano ogni anno dai quattro ai cinquemila miriagramma di bozzoli, nella terza dai due ai tre mila, oltre quanto si fila da diversi speculatori in filature di minor conto.

Il pubblico mercato dei bozzoli stabilito per Ceva dal Municipio nell’anno 1856, produce mirabili effetti nel commercio serico.

Il filatoio proprio del sullodato signor Siccardi, già ridotto in parte a moderno e più economico meccanismo, occupa in tutto l’anno un discreto numero d’operai d’ogni sesso e d’ogni età.

Sono in attività due molini da granaglie l’uno alla Torretta di antichissima costruzione, e l’altro di recente costrutto vicino al ponte di Cevetta non lungi dal borgo della Luna. Un’antica fucina attigua al filatoio detta Martinetto, una nuova fonderìa in ferraccia, una fabbrica di cappelli, una di cera, tre di stoviglie, e diverse fornaci di mattoni, esercitano l’industria dei Cevesi, e producono non pochi guadagni.

Abbonda Ceva d’ogni sorta d’artieri, e vi sono botteghe di mercanzie che possono equipararsi a quelle delle città più cospicue, si trova in gran copia quanto è necessario alla vita animale, sono sempre in pregio le robiole lodate da Plinio, e la salsiccia ed i salami di Ceva son sempre stimati e ricercati dai forestieri.

La vicina riviera le somministra le primizie degli erbaggi, dei frutti, e copia di pesci marini, non che d’agrumi ed olii di ottima qualità.

Il nutrimento anche dei contadini e dei giornalieri è sano, quanto bramar si possa. Qui non si conosce altro pane che di puro formento, non si vende altra carne che di vitello, abbonda a suo tempo il selvaggiume, ed il Tanaro somministra continuamente una discreta quantità di pesci di buon