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tori, onde volonterosamente concorrano al pieno eseguimento del R. decreto 1° maggio e sappiano di godere presso il governo quella estimazione che i benemeriti amministratori ottengono dalla pia e gratuita gestione.»
Il Segretario Generale |
Cosi cessò di esistere un’amministrazione che per sessant’ott’anni fu riconosciuta legale dal Governo, e col senno e coll’opera dei più cospicui cittadini che sempre ne fecero parte, si promosse in ogni modo il miglioramento di questo pio stabilimento.
Si propose e si approvò un nuovo regolamento sulle basi di quelli stabiliti per le congregazioni di carità, restando però la contabilità separata da quella della Congregazione.
Dopo i fratelli Derossi ed il signor Carlo Antonio Chiavelli patrizio Cevese, e comandante della cittadella di Mondovì di cui si parlò nell’art. Ospedale venne in soccorso di quest’opera l’egregio benefattore della patria D. Pio Bocca, il quale con suo testamento 21 settembre 1841, rogato Cervini, legò alla medesima la somma di lire quindici mila, coll’obbligo di corrispondere ogni anno lire duecento cinquanta ad una delle figlie dell’Ospizio, che abbandonerebbe il pio stabilimento, o per contrarre matrimonio, o per aver terminato il tempo fissato dal Regolamento, e lire 33 caduna a tre povere figlie di questa città in occasione di loro matrimonio.
Un altro insigne benefattore l’ebbe quest’orfanotrofio nella persona del signor Leopoldo Nobile fu Carlo Andrea nativo di Crusinallo provincia di Pallanza, morto in questa città addì 20 gennaio 1853.
Abbandonata la patria all’epoca della rivoluzione di Francia esercitò egli qui in Ceva per qualche tempo il mestiere di calzolaio, ma d’ingegno svegliato qual egli era non potè limitarsi a sì ristretta ed umile industria, si appigliò all’agricoltura per mezzo di affittamenti, e quindi d’acquisti di beni rurali.